Il Centro di Servizio per il Volontariato lancia una proposta a tutte le componenti della società polesana per unire le forze contro la povertà

Possiamo dirlo con chiarezza: non ce la facciamo più. Né economicamente, né dal punto di vista organizzativo. Non è possibile che il volontariato si faccia carico, da solo, di un problema di tale portata. Il nostro ruolo deve essere di supporto e non di sostituzione alle istituzioni, che hanno il dovere di agire contro la povertà e di garantire i diritti essenziali dei cittadini, tra cui il diritto al cibo”. Sono dure e dirette le parole con cui Marinella Mantovani, Presidente del Centro di Servizio per il Volontariato di Padova e Rovigo, introduce l’ultimo seminario di restituzione del progetto di ricerca “Food Policy – Green and Circular Food”, realizzato dall’Università Iuav di Venezia in collaborazione con CSV.

I numeri presentati dai ricercatori Silvia Zanin e Paolo Capovilla, sotto la supervisione dei professori Giulia Lucertini, Denis Maragno e Francesco Musco, parlano chiaro: considerando il solo Emporio della Solidarietà di Rovigo, la rete di volontariato composta da 53 associazioni distributrici e oltre 180 volontari, raggiunge quasi 3.000 persone e 936 famiglie. Nel 2024, i volontari della rete hanno distribuito alimenti per un totale di oltre 800.000 euro. E a questo occorrerebbe aggiungere la gran mole di dati relativi, ad esempio, all’Emporio della Solidarietà di Porto Tolle, alle reti di supporto parrocchiale, ai canali informali e a tutti gli aiuti che arrivano da fuori provincia. Una situazione allarmante di crisi profonda per oltre un terzo dei comuni polesani.

L’Emporio della Solidarietà di Rovigo nasce nel 2020, in piena pandemia, grazie all’impegno del CSV e di un primo nucleo di partner per far fronte all’emergenza. Affidato per la gestione operativa a Bandiera Gialla, fa parte della Rete degli Empori della Regione Veneto, che sostiene il progetto con 20.000 euro all’anno, sufficienti a malapena a coprire i costi di affitto del magazzino. I costi di energia elettrica per i frigoriferi, i costi di carburante, assicurazioni, generi alimentari e tutti gli altri costi necessari alla gestione operativa sono sulle spalle delle associazioni di volontariato, prima fra tutte Bandiera Gialla.

I volontari e le volontarie – prosegue Mantovani – ci mettono impegno, tempo, energie e denaro ma, da soli, non sono sufficienti. Per questo il Centro di Servizio per il Volontariato propone un vero e proprio Patto di Comunità che coinvolga attivamente tutti i soggetti interessati: Comuni, enti pubblici, parrocchie, associazioni. Non si tratta solo di adempiere ai servizi essenziali previsti dalla legge, ma di proporre un’idea di amministrazione condivisa che superi i confini comunali e i ruoli tradizionali. Solo unendo le forze possiamo far fronte alle sempre più diffuse condizioni di povertà, disagio e marginalità presenti sul nostro territorio. Questa non retorica: è una vera e propria chiamata alle armi civiche”.